Cittadini in piazza per protestare contro la demolizione delle proprie abitazioni
Una palazzina costruita in modo abusivo a Napoli, più di 30 anni fa da una coppia. Mai demolita, oggetto di un lungo scontro tra Comune e proprietari culminato in un condono, nel 2003, e il pagamento di una cifra esorbitante da parte degli eredi del costruttore che speravano così di poter chiudere la questione e poter vivere, finalmente, felici nella casa costruita dal padre. Circa 300mila euro, non una cifra irrisoria. Le speranze, però, sono state improvvisamente vanificate dalla Procura che ha ordinato, nonostante il condono e i soldi incassati da Palazzo San Giacomo, l’abbattimento. Quello delle due sorelle di Ponticelli, è solo uno dei tanti casi limite.
Ma in Campania ci sono 700mila abitazioni abusive, una quantità enorme ma che non rispecchia i numeri reali. Si stima che ce ne siano molte di più. Spesso queste sono state costruite per motivi di necessità, con l’edilizia pubblica in Regione Campania che negli anni non ha mai funzionato. E nemmeno i tanti condoni decisi dai vari governi, da destra a sinistra, hanno mai avuto un effetto. Eppure si parla di almeno 80mila famiglie che dall’oggi al domani rischiano di ritrovarsi in mezzo a una strada. Magari avendo sborsato pure cifre elevate come nel caso della palazzina di Ponticelli.
I movimenti chiedono un incontro al Prefetto di Napoli, Michele Di Bari, volto a sollecitare un intervento urgente del Governo contro gli abbattimenti che stanno lasciando tantissime persone, tra cui anche anziani e bambini, senza un tetto sulla testa, dall’oggi al domani. Servirebbe, denunciano, un intervento organico, che regolarizzi le posizioni che possono essere regolarizzate e che stabilisca una volta per tutte quali irregolarità rappresentino veramente un pericolo e devono essere affrontate con la demolizione. Con conseguente impegno istituzionale per trovare una nuova sistemazione a chi la casa non ce l’avrà più.
Perché, affermano le associazioni, fino a ora, le istituzioni sono state assenti. O addirittura, spiegano, «non sono rari i casi in cui i comuni rilasciano condoni facendone pagare gli oneri» e, dopo decenni di silenzio, si presentano le «Procure disapplicandoli, generando confusione e creando anche difficoltà a coloro che magari hanno acquistato un immobile facendo fede su quel documento rilasciato». In pratica uno Stato che smentisce sè stesso. Che promette e non mantiene, che invece di tutelare e aiutare i cittadini a rientrare nella legalità, crea confusione.
Perché, tra l’altro, non è stata fissata finanche una priorità negli interventi. «Ogni giorno – spiegano le associazioni – interi nuclei familiari vengono mandati in strada mentre altri edifici, del tutto illegali, restano in piedi. Bisognerebbe stabilire delle priorità: abbattere prima di tutto ecomostri, edifici pericolanti o non terminati, immobili della criminalità, costruiti grazie alle speculazioni edilizie o quelli che rappresentano veramente un pericolo per la collettività, poi, solo dopo aver trovato una soluzione per chi ci abita, in ultima istanza, le case costruite per necessità». Una situazione incandescente. Per questo le associazioni promettono battaglia e invitano tutti i cittadini a scendere in piazza, insieme a loro, domani 22 maggio alle ore 9.