Barbara Ricci a News Italiane: «Fino a oggi si è andati avanti con l’approvazione di direttive astruse»
Meno di un mese e gli elettori saranno chiamati al voto per scegliere i nuovi componenti del Parlamento Europeo che dovranno guidare per il prossimo quinquennio. Una scelta importante, per i cittadini europei, che potrà condizionare anche il futuro dei singoli Paesi. Ne abbiamo parlato con Barbara Ricci, candidata di Forza Italia nella circoscrizione meridionale.
La candidatura alle Europee è una bella sfida, come mai questa scelta?
«Una sfida impegnativa più che altro, affascinante. Ho scelto di provare a dare il mio piccolo contributo anche a Bruxelles. In Italia, in Europa e nel mondo stiamo vivendo momenti difficili con tante guerre e congiunture economiche negative. Allora mi sono detta che non è il momento di farsi da parte, ma di rendersi parte attiva nel processo di cambiamento».
Forza Italia ha posto al centro del suo progetto il Sud
«Da sempre. Fin dalla sua Fondazione il nostro leader Silvio Berlusconi, che amava molto Napoli, ha messo al centro dei suoi obiettivi anche il rilancio del Meridione. Ha portato a Napoli importanti eventi, come il G7 del 1994. Ma anche per tutta la questione meridionale ha sempre avuto particolare attenzione. Noi intendiamo continuare a lavorare in questa direzione. La dimostrazione è il fatto che il segretario nazionale Antonio Tajani ha scelto di chiudere la campagna elettorale a Napoli il prossimo 5 giugno. Una scelta non adottata a caso, ma fatta per mettere al centro dell’agenda il rilancio del sud»
L’Italia ha ricevuto tanti soldi per il Pnrr proprio per il Mezzogiorno, ma basta fare questo per dimostrare l’attenzione oppure c’è bisogno di altro?
«Con il Pnrr in Italia, l’Europa ha investito tanti soldi. Ma ricordiamoci che solo una parte di quei denari sono a fondo perduto. Una buona fetta dovranno essere restituiti all’Ue. Quindi l’importante sarà riuscire a mettere a terra i progetti, a farli “fruttare”. Fondamentale è non perder di vista l’obiettivo: far sì che si riduca davvero il divario tra il Mezzogiorno e il resto d’Europa, altrimenti avremo perso una grande occasione. D’altro canto però a Bruxelles c’è bisogno di qualcuno che porti sui tavoli che contano anche le istanze dei nostri territori. Troppo spesso chi ha governato fino a ora ha tralasciato le esigenze del nostro Paese, delle nostre regioni, in favore delle nazioni più ricche del nord Europa. La mia volontà, qualora gli elettori mi scegliessero, è di provare a lavorare dall’interno dell’istituzione Ue per creare le condizioni affinché il Mezzogiorno sia centrale non solo nell’Unione ma anche nell’intero Mediterraneo. Le nostre regioni hanno immense ricchezze (culturali, paesaggistiche, naturali) che aspettano solo qualcuno che sia in grado di valorizzarle».
Forza Italia ha dichiarato che c’è bisogno di riformare le istituzioni europee
«La prossima legislatura sarà fondamentale per capire in che direzione deve andare l’Unione Europea. Siamo a un bivio. Fino a oggi si è andati avanti con l’approvazione di direttive astruse che riguardano poco i cittadini. Invece c’è bisogno di cambiare passo. C’è bisogno che da Palazzo Berlaymont si progetti davvero la comunità dei popoli, come l’hanno immaginata i fondatori. Adesso i cittadini la vedono lontana, senza importanza. Anzi in qualche caso è percepita anche in modo negativo. Quindi c’è bisogno di ripensare profondamente tutto. Come ha detto il nostro segretario Tajani prima di tutto si deve cominciare a parlare di riforme delle istituzioni a cominciare dal Parlamento: uno dei pochi parlamenti al mondo che non ha iniziativa legislativa»
Lei ha affermato che una delle prime cose da cambiare è la cosiddetta direttiva Case green, come mai?
«Perché è fortemente ideologica e poco ancorata alla realtà. Sembra scritta appositamente per i paesi del Nord Europa, dove gli edifici sono principalmente fabbricati nuovi, di proprietà di grandi compagni o società. Immobili facilmente aggiornabili o abbattibili perché privi di storicità. In Italia la situazione è ben diversa. I cittadini, la grande maggioranza almeno, vivono in case di proprietà. Molte delle quali hanno anche 40 o 50 anni (o più) di vita alle spalle. Su cui bisognerebbe investire fior di quattrini per efficientarle e pochi possono spendere dai 50mila euro in su, in così poco tempo, per far contenta l’Europa, per poi risparmiare appena lo 0,1% di CO2 di quanto prodotto a livello mondiale. Si stima che in Italia quest’operazione possa costare ben 1.400 miliardi. Senza contare che su tantissimi palazzi storici e pregiati del nostro patrimonio questa direttiva sarebbe inapplicabile. Che facciamo? Li abbattiamo? Il centrodestra italiano ha fatto molto per fermare questa pazzia. È riuscito a renderla meno pesante. Ma la sola idea della direttiva Casa green ha già fatto pesanti danni e ancora deve essere attuata. Con la nuova maggioranza pensiamo si possa riscrivere in modo più equo. Ambientalismo ed ecologia sì, ma senza estremismi e ideologie».