Il candidato repubblicano alla Casa Bianca Donald Trump ha ripreso a parlare dell’introduzione di importanti dazi doganali verso le merci importate dall’estero. La retorica protezionista è ripresa dalla campagna elettorale del 2016, quando si era trasformata nella guerra commerciale con la Cina e in una serie di screzi con l’Europa.
Gli Usa sono un mercato fondamentale per l’Italia. Nel 2023 l’export verso l’altra sponda dell’Atlantico è stato di oltre 67 miliardi di euro, quasi tre volte il valore delle importazioni dagli Stati Uniti. Uno sbocco fondamentale soprattutto per due settori: quello dei macchinari e il farmaceutico che rispettivamente vendono 12 e 8 miliardi di prodotti l’anno negli Usa.
Le minacce di dazi di Trump
Tornano le minacce di dazi da parte di Donald Trump, il candidato repubblicano alla Casa Bianca ed ex presidente. Già nel suo scorso mandato da presidente, Trump aveva applicato questa politica con effetti significativi sull’economia internazionale. I dazi imposti alla Cina, mai rimossi, diedero vita alla guerra commerciale che ancora oggi caratterizza i rapporti tra i due Paesi. Quelli rivolti all’Europa, soprattutto sull’acciaio, peggiorarono il livello di cooperazione tra le due sponde dell’Atlantico, con screzi di ritorsione da parte dell’Ue.
Ora Trump torna a proporre soluzioni simili, soprattutto verso gli Stati che si stanno allontanando dal dollaro come moneta principale nelle proprie riserve, indebolendolo. Si tratta di una retorica protezionista attuata per vincere il voto delle classi lavoratrici della Pennsylvania, Stato che sarà cruciale alla corsa alla Casa Bianca e caratterizzato negli ultimi anni da una grave deindustrializzazione. Le proposte sono molto vaghe, ma l’ex presidente ha parlato di un dazio in entrata su tutti i beni pari al 20%.
Non soltanto, però, un dazio generalizzato, ma anche tariffe specifiche per alcuni prodotti e Stati. La Cina, ad esempio, potrebbe subire dazi, se Trump fosse rieletto alla Casa Bianca, specialmente sulle proprie auto elettriche, fino al 60%. Trattamento particolare anche per il Messico, da cui Pechino sta tentando di far arrivare i propri veicoli a batteria negli Usa. Trump ha minacciato dazi del 100% in questo caso.
L’impatto sull’economia italiana
Anche l’Europa, e quindi l’Italia, rischia però di essere penalizzata dalla politica protezionista di Trump. Il nostro Paese esporta ogni anno 67,2 miliardi di euro di prodotti negli Stati Uniti e un dazio del 20% potrebbe penalizzare le imprese italiane, mandandole in difficoltà. I settori più colpiti sarebbero due: quello della produzione di macchinari e quello farmaceutico. Nel 2023 hanno esportato rispettivamente 12,4 e 8,0 miliardi di euro oltre l’Atlantico.
L’economia italiana è quindi profondamente legata a quella americana. In ordine, i segmenti della nostra economia più colpiti dai dazi americani sarebbero:
Produzione di macchinari e apparecchiature 12,4 miliardi di euro in merci esportate verso gli Usa nel 2023;
Settore farmaceutico miliardi di euro in merci 8,0 esportate verso gli Usa nel 2023;
Cantieristica navale e costruzione di materiale rotabile 6,1 miliardi di euro in merci esportate verso gli Usa nel 2023;
Settore automobilistico 5,8 miliardi di euro in merci esportate verso gli Usa nel 2023;
Prodotti alimentari 4,0 miliardi di euro in merci esportate verso gli Usa nel 2023;
Altra manifattura 3,8 miliardi di euro in merci esportate verso gli Usa nel 2023.