La settimana che si è appena conclusa è stata caratterizzata da una notevole volatilità per i listini finanziari, con i rendimenti obbligazionari e i mercati azionari in forte calo, prima di rimbalzare. Volatilità alimentata da un rapporto sull’occupazione negli Stati Uniti, più debole del previsto che ha acutizzato i timori di una recessione in USA.
Tutto è iniziato da un sell-off di lunedì, poi recuperato nelle sedute successive, con altri dati macroeconomici in arrivo dagli USA (minori richieste di sussidi alla disoccupazione) che hanno stemperato le preoccupazioni per il ciclo economico americano. L’attenzione degli addetti ai lavori a questo punto si è ancora più concentrata sulle prossime mosse delle banche centrali, in particolare della Fed e della BCE che sono viste ora sicuramente abbassare i tassi di interesse, nelle riunioni di settembre.
Le banche centrali
Il presidente della Fed, Bank of Kansas City, Jeffrey Schmid, ha dichiarato di non essere pronto a sostenere un taglio dei tassi di interesse con un’inflazione ancora al di sopra dell’obiettivo della banca centrale. Stando al FedWatch Tool del Cme Group, i trader hanno ridimensionato le loro aspettative sull’entità del taglio dei tassi che la banca centrale americana apporterà a settembre: soltanto il 54,5% di essi crede in un taglio da 50 punti base da parte della banca centrale a settembre, in calo da oltre il 75% martedì.
In Giappone, la Bank of Japan ha fatto sapere che non avrebbe pianificato un ulteriore inasprimento della politica monetaria durante i periodi di elevata volatilità del mercato.
Lo scenario macroeconomico
Il settore terziario dell’Eurozona rallenta nel mese di luglio in base alla rilevazione degli indici Purchasing Managers di S&P Global. Negli USA, il dato pubblicato lottava precedente sul mercato del lavoro ha alimentato le preoccupazioni di una recessione negli Stati Uniti, timori, poi, stemperati dalle minori richieste di sussidio di disoccupazione, nell’ultima settimana. Gli operatori già guardano agli indicatori macroeconomici chiave della prossima ottava, su inflazione al consumo e alla produzione USA e vendite al dettaglio americano nei giorni di Ferragosto.
Inflazione cinese sopra le stime.: +0,5% annuo, con i prezzi dei prodotti alimentari che però sono rimasti stabili.
Spread, valute e commodities
In settimana si è registrato un rafforzamento dello yen per l’aumento dei tassi deciso dalla banca centrale del Giappone (con la corsa a chiudere le posizioni di carry trade). Poi, la valuta nipponica è nuovamente caduta sotto pressione dopo tre giorni di rialzo rispetto al dollaro, registrando il primo calo settimanale da inizio luglio.Le due valute, euro e franco, che nelle ultime sedute avevano offerto rifugio agli operatori sono state, poi, protagoniste di vendite. Il cambio tra euro e dollaro resta agganciato a quota 1,09.
Sale il prezzo del petrolio con il Brent ottobre a 79,5 dollari al barile (+0,5%), il WTI settembre a 76,8 dollari (+0,8%).
In lieve rialzo l’oro a 2.432,3 dollari l’oncia. Chiude l’ultima seduta della settimana, sui livelli della vigilia lo spread, che si mantiene a +144 punti base, con il rendimento del BTP decennale che si posiziona al 3,64%.
La performance settimanale delle borse
La performance settimanale delle principali borse europee si colora di rosso. La palma dei ribassi va all’indice giapponese Nikkei che cede oltre 5 punti percentuali. In Europa, fanalino di coda è l’indice italiano FTSE MIB che perde il 3,2%, seguito da Francoforte e Madrid che portano a casa un calo di circa il 2%. Giù di oltre l’1%, Londra e Parigi. Anche gli indici americani si avviano a chiudere la settimana in territorio negativo, con il Nasdaq 100, l’S&P 500 e il Dow Jones Industrial che cedono oltre 2 punti percentuali.
I migliori e peggiori a Piazza Affari
Fra i peggiori titoli della settimana si segnala Technoprobe -14,8% che ha annunciato un utile semestrale in calo. Equita ha abbassato a 7,2 euro per azione (dai precedenti 7,5 euro) il target price sulla società attiva nella progettazione e produzione delle Probe Card utilizzate per il test dei semiconduttori, confermando la raccomandazione sul titolo a “Hold”. Perdono il 9% ST e Saipem. La palma dei rialzi va a MPS che guadagna oltre 7 punti percentuali protagonista l’istituto senese in settimana che ha presentato un nuovo piano con target ambiziosi e superiori alle attese. Gli analisti di Equita hanno incrementato a 5,9 euro per azione (+6%) il target price su Banca Monte dei Paschi di Siena, confermando la raccomandazione “Hold” sul titolo. Gli esperti hanno apprezzato il forte focus sul rafforzamento del business model, la diversificazione verso la componente commissionale, lo sforzo a contenere i costi operativi e minimizzare il CoR.