Ascolta la versione audio dell’articolo4′ di letturaPer chi aggredisce medici, infermieri o altro personale sanitario scatta la flagranza di reato anche differito entro 48 ore. A dare l’annuncio, dopo una sequela ininterrotta di violenze che hanno reso ancora più torrida l’estate per gli operatori di Pronto soccorso, guardie mediche e altri reparti “caldi” come le psichiatrie, è il ministro della Salute Orazio Schillaci. La decisione è arrivata al termine di un confronto con tutti gli Ordini dei sanitari, in prima linea medici e infermieri, che da settimane chiedevano un segnale forte. “Lo scorso anno nel decreto Bollette abbiamo aumentato le pene per chi commette violenze e abbiamo anche istituito la procedibilità d’ufficio, ma questo non è più sufficiente”, ha avvisato il ministro. Che ieri sul tema si è confrontato con il collega Nordio (Giustizia): “In questo momento – ha detto – riteniamo che lo strumento più utile per cercare di combattere questo fenomeno inaccettabile è di introdurre sempre l’arresto in flagranza di reato anche differito”.Foggia, segretario Cimo-Fesmed: “Servono leggi per sicurezza del personale sanitario”Si allontana l’ipotesi DaspoSchillaci ha sentito anche Piantedosi (Interno) per una verifica dopo le polemiche da parte degli operatori su postazioni di polizia ancora inadeguate, anche in termini di copertura oraria, perché molti episodi avvengono di notte quando ad esempio i pronto soccorso sono più vulnerabili, ma per il momento su quel fronte nulla cambierà: “I posti di polizia sono aumentati in modo significativo – ha dichiarato il titolare della Sanità – e quindi il Governo è sul pezzo”. E allora la ‘terza via’, di sicuro la più difficile vista la ‘frattura emotiva’ tra medici e pazienti denunciata da tanti operatori, è “trovare rapidamente degli strumenti per contrastare questo fenomeno inaccettabile e poi ci vuole un cambio culturale”. Mentre pare allontanarsi l’ipotesi, a forte dubbio di incostituzionalità, prevista dal disegno di legge presentato dal senatore di Fratelli d’Italia Ignazio Zullo, che negherebbe le cure Ssn non urgenti agli autori di violenze e aggressioni agli operatori sanitari pubblici. I medici, dopo un intensificarsi di aggressioni che fanno ipotizzare anche un rischio emulazione all’Ospedale Riuniti di Foggia, si dicono in parte soddisfatti. In prima linea il presidente della Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli, che all’incontro con il ministro era arrivato con una serie di proposte. La prima, l’arresto in flagranza differita per chi aggredisce un operatore sanitario, l’ha ottenuta e di questo “Ringraziamo il Governo e in particolare i Ministri Schillaci e Nordio” sottolinea Anelli. “Sia l’incontro in tempi così rapidi – aggiunge – sia quanto affermato dal ministro Schillaci sono un segno dell’attenzione del Governo a questa emergenza di sanità pubblica, che sta portando molti colleghi a dimettersi, esasperati dal clima di estrema insicurezza in cui sono costretti a lavorare”.Loading…I medici chiedono un decreto leggePoi, l’affondo: “È necessario che ora questa attenzione – afferma Anelli – si traduca in un decreto-legge, che definisca una serie di iniziative operative e normative, a carattere d’urgenza, che comprendano, oltre a sistemi di videosorveglianza, anche procedure di controllo e regolazione degli accessi alle strutture sanitarie e sistemi a garanzia della tutela personale degli operatori”.La flagranza differita. A livello normativo la proposta emendativa della Fnomceo riguarda la modifica dell’articolo 382 -bis “Arresto in flagranza differita “del Codice di Procedura penale che allargherebbe la previsione dell’arresto in flagranza differita, già vigente in caso di fatti criminosi compiuti durante manifestazioni sportive, laddove l’autore è arrestato entro 48 ore dal fatto, se identificato sulla base di una documentazione video fotografica legittimamente ottenuta. La modifica garantirebbe la possibilità di procedere immediatamente all’arresto dell’autore anche quando non fosse possibile intervenire immediatamente sul luogo del reato.Le altre richieste dei medici. Formare innanzitutto le vittime, con corsi mirati per gli operatori sanitari sulle tecniche di de-escalation e di gestione dell’aggressività e sulla gestione del rapporto comunicativo con il paziente. Questa è una delle richieste in pole-position, su cui in parte gli Ordini locali si sono mossi ma che, anche a fronte dell’escalation delle violenza, va potenziata. Nell’immediato – si legge anche nel documento/piattaforma presentato dalla Federazione dei medici, “appare urgente e improcrastinabile l’attivazione di sistemi di controlli di sicurezza nell’accesso alle strutture sanitarie”. Scanner e metal detector, già installati in aeroporti e stazioni, così come videocamere nei luoghi di accesso alle strutture sanitarie potrebbe fungere da primo filtro e deterrente per eventuali aggressori. Accanto a queste tecnologie di base, addetti alla sicurezza per il riconoscimento all’ingresso di accompagnatori o degli stessi pazienti che possano manifestare atteggiamenti aggressivi.Capitolo sensibilissimo, infine, quello delle sedi di guardia medica dove anche di notte il medico, peggio se una dottoressa, è esposto a rischi continui. La proposta qui è di accorpare questi presidi in un’unica struttura al termine dell’orario di ambulatorio. “Troppe donne, troppe professioniste medico che operano in solitudine di notte, in locali isolati, hanno subito aggressioni favorite certamente anche da una situazione ambientale non idonea”, spiegano dalla Federazione.I numeri delle aggressioniDue numeri, riportati da Amsi, l’Associazione dei medici stranieri in italia su tutti riassumono il problema: se in Italia il 42% dei professionisti sanitari dichiara di essere stato vittima di violenza negli ultimi 5 anni, nel nostro Paese il dato riguarda per il 72% donne.
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