“Se la comunità internazionale
continuerà a farsi beffe di noi, allora faremo valere il nostro
diritto all’autodifesa”. A parlare sulle sue reti sociali, dalla
Spagna dove vive, è il vincitore del Premio Sakharov del
Parlamento europeo del 2017, il venezuelano Lorent Saleh.
Saleh, che dal 2014 al 2018, fu imprigionato prima nella Tumba e
poi nell’Helicoide, due carceri di Caracas famose per essere
luoghi di tortura contro gli oppositori, segue da vicino la
crisi politica del suo paese. “La resistenza venezuelana non è
ancora uscita allo scoperto. È solo un ritiro tattico. Siamo
sparsi per il mondo, lavorando e preparandoci per questo
momento” ha scritto su X. Ha poi aggiunto che i venezuelani non
credono negli interventi militari stranieri. “Siamo figli di
Simón Bolívar e fratelli di Oscar Pérez e Neomar Lander” ha
scritto, facendo riferimento a due simboli dell’opposizione,
considerati terroristi dal governo di Maduro, e uccisi tra il
2017 e il 2018.
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