Ascolta la versione audio dell’articolo4′ di lettura«Facciamo parlare i numeri, che non mentono e non fanno propaganda. C’è una categoria che sta pagando cara la politica di questo Governo. E sono anzitutto i lavoratori dipendenti, i pensionati, chi versa l’Irpef. Quell’aumento delle entrate di cui si parla tanto in questi giorni è a carico loro. Basta leggersi il bollettino del Mef: rispetto allo scorso anno il gettito Irpef è cresciuto di oltre un punto! Significa che per questi italiani la pressione fiscale è salita ulteriormente. Altro che attenzione alle buste paga…». Francesco Boccia usa toni pacati per lanciare la stoccata. Il Capogruppo del Pd al Senato punta dritto su uno dei cavalli di battaglia della destra di governo: la riduzione del carico fiscale che «non c’è». Boccia parte dal rendiconto generale dello Stato appena approvato a Palazzo Madama.«L’assestamento per il 2023 aveva già messo in evidenza il peggioramento delle nostre finanze pubbliche. Conti sempre più in rosso, minori entrate determinate in gran parte da riduzione del gettito Iva e spese per interessi aumentate. La Corte dei conti e la Ragioneria generale dello Stato – presidi fondamentali di garanzia e terzietà nella gestione del bilancio e della tenuta dei conti pubblici – avevano prodotto già nel 2023 documenti per denunciare gli effetti negativi dell’azione di governo. Denuncia costata cara. Corte dei Conti esautorata dai controlli su Pnrr e Ragioniere generale dello Stato sostituito».Loading…Si riferisce alla nomina di Daria Perrotta a Ragioniere generale dello Stato?Non metto in discussione il profilo di chi è stato nominato, ma norme e numeri non sono la stessa cosa. È la prima volta che una personalità competente sul piano giuridico, di staff del ministro, diventa il Capo della Ragioneria, uno dei Dipartimenti più sensibili della Repubblica. Un Capo del legislativo così come un Capo di gabinetto sono scelti in base a un rapporto fiduciario, che non può essere quello che si ha con una figura di alta burocrazia di questo livello. Tutti ci siamo ritrovati a lavorare con tutti. Ma un conto è la politica, l’appartenenza, altro è l’imparzialità dell’amministrazione che va sempre garantita. Il “no” della Ragioneria non è un ”no” politico ma di rispetto dei principi di contabilità.Torniamo ai numeri. L’ultimo atto del Senato è stata l’approvazione da parte della maggioranza del rendiconto generale: che cosa se ne ricava?
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