Un’azienda italiana, la Rigenera Hbw di Torino, ha deciso di donare agli ospedali israeliani i dispositivi Rigenera che, combinando le cellule e i tessuti dello stesso paziente con sostanze come il collagene, permettono di far cicatrizzare velocemente lesioni cutanee e muscolari come quelle causate dalle ferite d’arma da fuoco. La stessa donazione era già stata fatta in favore dell’Ucraina. Il meccanismo ha un funzionamento molto semplice: sulla ferita si applica una polvere trattata dal dispositivo, una capsula delle dimensioni di quelle usate nelle macchinette per il caffè, nella quale sono stati inseriti pochi millimetri di tessuti dallo stesso paziente. Il dispositivo li combina chimicamente creando una sorta di cerotto di pelle che, messo sulla ferita, consente una guarigione molto più rapida di quanto avviene normalmente.
«È una tecnologia – spiega all’ANSA il ceo di Rigenera Hbw, Antonio Graziano – che abbiamo sviluppato da una decina di anni, per cui è disponibile non solo dal punto di vista logistico ma anche del training dei medici che devono usarla. Abbiamo garantito agli ospedali israeliani che tutti i dispositivi che serviranno per curare le vittime dell’attacco di Hamas del 7 ottobre saranno a nostro carico».
Prossimamente, annuncia Graziano, verrà lanciata anche una linea di uso cardiochirurgico. In collaborazione con le Università di Finlandia, Germania e Belgio è stata infatti già ottenuta la rigenerazione della parete cardiaca di 12 pazienti in attesa di trapianto di cuore, che ora non ne avranno più bisogno. L’azienda commercializza il prodotto in 65 Paesi e ha il 90% del proprio mercato fuori dall’Europa. Il prezzo di ogni kit monouso, ovvero della capsula, è sui 600 euro.